Certificazione di prodotto

DOP, IGP e STG

Dichiarazione Ambientale

Filiera Corta

Le certificazioni di tipo volontario sono strumenti di marketing piuttosto diffusi, permettono al consumatore di avere chiare informazioni sulle caratteristiche di determinati prodotti e imprese.

Il valore aggiunto deriva dai comportamenti responsabili adottati, ascrivibili alla gestione sostenibile delle risorse ambientali, alla scelta delle materie prime di qualità, alla razionalizzazione dei processi produttivi, al rispetto delle condizioni di lavoro dei dipendenti.

In generale, un organismo terzo e indipendente (Enti di controllo e certificazione) attesta la conformità del prodotto o del sistemadi produzione ad una determinata regola o norma di comportamento (disciplinare).

Alcuni marchi di qualità rispondono a regolamenti pubblici (es. prodotti DOP, IGP, STG; produzioni da agricoltura integrata o da agricoltura biologica; sistemi di gestione ambientale EMAS etc.). Altre norme di regolamentazione sono stabilite da organismi privati: l'ISO (International Organization for Standardization) ha fissato alcuni tra gli standard più applicati a tutti i settori, come quelli per i sistemi di gestione per la qualità (ISO 9001) e ambientali (ISO 14001).

Le ISO 22000 e ISO 22005, rispettivamente per la sicurezza alimentare e la rintracciabilità delle produzioni lungo tutta la filiera agroalimentare, sono specifiche per il settore agricolo.

È possibile anche certificare il rispetto di codici di autoregolamentazione (interni all'azienda), stabiliti dal produttore stesso o dal distributore per i propri fornitori. Tra questi ultimi: standard GlobalGAP, su buone pratiche agricole, sicurezza alimentare e igiene; standard British Retail Consortium (BRC) e International food standard (IFS), entrambi sugli aspetti di sicurezza e igiene.

I marchi collettivi sono promossi da associazioni di produttori, consorzi di tutela, associazioni locali, che stabiliscono tramite la definizione di disciplinari interni, gli standard qualitativi da rispettare. Infine ci sono certificazioni che riguardano aspetti specifici di un prodotto: come per il commercio equo e solidale (Fair trade), prodotti OGM free, VeganOK, da foreste certificate (es. FSC e PEFC), ed altri ancora.

Fair trade e commercio equo-solidale

Il commercio equo e solidale è una forma di collaborazione commerciale basata sul rispetto di importanti principi sociali e ambientali, i cui prodotti vengono certificati Fair trade. I diversi marchi di garanzia del commercio equo e solidale (Max Havelaar, Transfair etc.) vengono coordinati a livello internazionale dal FLO, Fairtrade Labelling Org.

I produttori del commercio equo e solidale sono rappresentati da piccole organizzazioni, spesso a dimensione familiare o cooperativa localizzate in aree svantaggiate dei paesi in via di sviluppo, che si impegnano a rispettare le condizioni di lavoro dei dipendenti e la sostenibilità ambientale dei processi produttivi, oltre a destinare una parte del sovrapprezzo del prodotto a fini sociali. Questo, in cambio di garanzie commerciali verso paesi più ricchi, di prezzi più alti rispetto a quelli ottenibili sui mercati locali, di assistenza tecnica durante la produzione.

I prodotti, generalmente alimentari (tea, caffè, cacao, frutta esotica, zucchero, riso) e di artigianato, vengono poi esportati dai trader e distribuiti attraverso la rete delle botteghe del mondo e in alcune catene della grande distribuzione organizzata. Lo scopo finale è quello di portare i produttori e le loro comunità alla sicurezza economica e all'autonomia nella gestione produttiva.

DOP, IGP e STG


Con questi marchi vengono tutelate le tipicità delle produzioni alimentari e l'elevato livello di qualità e sicurezza delle stesse. I prodotti a marchio DOP e IGP sono tutelati a livello europeo dal Reg. CE n.510/2006 e Regolamento attuativo n.628/2008 e garantiscono la provenienza e/o l'origine dei prodotti (Il legame con il territorio è più "stretto" per prodotti DOP).


D.O.P. Le Denominazione di Origine Protetta assicurano che tutti i processi di produzione, trasformazione ed elaborazione del prodotto avvengono all'interno di un'area geografica stabilità, quindi, designa un prodotto originario di una specifica regione, dalle quale trae le proprie caratteristiche.
I.G.P. L'Indicazione Geografica Protetta indica che una delle fasi produttive (produzione e/o trasformazione e/o elaborazione) è avvenuta in una specifica regione o località. Anche in questo caso le caratteristiche del prodotto sono legate al territorio di origine, sebbene in esso si possa svolgere anche una sola fase del processo produttivo.
S.T.G. Le Specialità Tradizionali Garantite (Reg. CE n. 509/2006) sono alimenti ottenuti secondo un metodo di produzione tradizionale, tipico di una determinata zona. La peculiarità delle STG non è nella provenienza delle materie prime, ma nella tecnica tradizionale con cui queste sono elaborate.

L'Italia è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall'Unione europea (MIPAAF).

Dichiarazione Ambientale


La Politica Integrata dei Prodotti (IPP) è parte essenziale della strategia Comunitaria per lo sviluppo sostenibile. Con essa viene proposta una serie di principi e strumenti di carattere economico e fiscale, per incentivare la domanda e l'offerta di prodotti ecologici nel mercato europeo.

Molto diffuso è il sistema di etichettatura ecologica volontaria, con la quale il produttore informa sulle caratteristiche del bene e/o del servizio offerto. Queste informazioni possono essere dichiarate in etichetta, attraverso auto-certificazioni, oppure, per una maggior garanzia, sono certificate da Enti terzi accreditati.

È questo il caso del marchio europeo di qualità ecologica Ecolabel, uno strumento volontario, diffuso a livello europeo, selettivo per alcune tipologie di prodotto a ridotto impatto ambientale (Reg. CE 1980/2000). Inoltre, esiste un tipo di etichettatura per la quale sono richieste analisi complesse sul ciclo di vita del prodotto: il Life Cycle Assessment (LCA). La Valutazione del Ciclo di Vita è un metodo oggettivo di valutazione di tutte le fasi di un processo produttivo, con cui vengono quantificati gli impatti ambientali e i costi energetici sostenuti dall'acquisizione delle materie prime al fine vita.

A livello internazionale, la metodologia LCA è regolamentata dalle norme ISO 14040; a livello europeo, l'applicazione di LCA viene altresì indicata come lo strumento necessari per l'identificazione di aspetti ambientali significativi (Libro Verde COM 2001/68/CE e COM 2003/302/CE sulla Politica Integrata dei Prodotti).

Green Public Procurement (GPP)

Le Pubbliche Amministrazioni dovrebbero acquistare prodotti e servizi ambientali, selezionando preferibilmente quelli con minore "impatto" per la salute umana e sull'ambiente.

Le P.A. possono quindi orientare il mercato, inserendo tra i criteri delle domande di acquisto, quello della qualificazione ambientale. In questo senso, i sistemi di etichettatura ambientale (ECOLABEL) e di gestione ambientale (EMAS, ISO 14001) possono essere considerati prova dei requisiti richiesti. A livello Comunitario, si introduce la necessità di utilizzare questo strumento all'interno del "Libro Verde sulla politica integrata dei prodotti" e nel "Sesto Programma di azione in campo ambientale".

Le Normative di riferimento in proposito sono la COM(2001) 274 sul "Diritto comunitario degli appalti pubblici e le possibilità di integrare le considerazioni ambientali negli appalti" e la Direttiva 2004/18/CE relativa al "Coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di forniture, servizi e lavori".

In Italia, la delibera CIPE n. 57 del 2002 "Strategia d'azione ambientale per lo sviluppo sostenibile" stabilisce che almeno il 30% dei beni acquistati deve essere ecologico. Anche le opere pubbliche devono essere realizzate con almeno il 30% di materiale riciclato (Decreto Ministero Ambiente n. 203 del 2003).

Filiera Corta

La filiera corta, o circuito breve di produzione/consumo, è una forma di vendita dal produttore al consumatore, in cui il prodotto non subisce passaggi intermedi di distribuzione. Entrambi i soggetti hanno un margine di guadagno e/o risparmio maggiore, ed il consumatore ha la certezza della provenienza dei prodotti.

Il prodotto compie, in genere, pochi chilometri prima di arrivare sulla tavola "prodotti a km zero", sono così ridotti gli impatti ambientali e i costi derivanti dal trasporto.

Esistono diverse modalità di vendita: la vendita diretta in azienda, disciplinata dall'art. 4 del D.Lgs. n.228/01, i mercati contadini organizzati da produttori ed enti locali (mercatali), gli spacci degli agricoltori, che sono negozi in cui i produttori vendono singolarmente la loro merce. Infine esistono gruppi di persone che acquistano insieme da piccoli produttori locali, riducendo notevolmente lo spreco di energia per il trasporto: sono i GAS (gruppi di acquisto solidale).

Manifesto sul cambiamento climatico e il futuro della sicurezza alimentare

La localizzazione, la diversificazione e la stagionalità sono importanti per migliorare il benessere, la salute e la nutrizione. Una transizione a livello mondiale verso sistemi locali ridurrà i chilometri alimentari, accorciando le catene di trasporto e ridurrà il "carico energetico" degli alimenti in termini di confezionamento, refrigerazione, immagazzinamento e trasformazione

I PSR in alcuni casi prevedono misure per l'adeguamento di impianti e attrezzature aziendali per la commercializzazione di prodotti agricoli, oltre a finanziamenti a sostegno di servizi commerciali in aree rurali (mercatali, commercio ambulante, centri commerciali naturali).