Organismo Geneticamente Modificato

Rischi per l'ecosistema

Il dibattito sull'opportunità e sulle possibili ripercussioni in ambito sociale e ambientale nell'impiego di Organismi Geneticamente Modificati - OGM, è tuttora aperto e molto acceso.

Per quanto concerne il modo agricolo alcune specie sono state geneticamente modificate (GM) per massimizzare la produzione, per resistere a determinati parassiti oppure per coltivare in condizioni ambientali avverse. Già negli anni '70 e '80 le principali tecniche di ingegneria genetica si basavano essenzialmente sul trasferimento di geni tra specie diverse, anche evoluzionisticamente distanti (transgeniche con DNA ricombinante).

L'uso di queste tecniche "ingegneristiche" è l'opposto del tradizionale processo di miglioramento genetico; il quale utilizza l'incrocio fra organisimi della stessa specie, che hanno gli stessi geni con le stesse funzioni, ma che ovviamente si esprimono attraverso delle "varianti" diverse (alleli).

Ciò significa che cultivar e razze non sono il frutto di una manipolazione genetica, ma solamente l'esito di una selezione controllata dall'uomo; pertanto, sostenere che sono state create da sempre specie Geneticamente Modificate (così come le intendiamo oggi), non ha alcun fondamento, poichè scegliendo il fenotipo (cioè l'espresssione dei caratteri) si è solo indirettamente "valorizzato" alcune caratteristiche genetiche o stabilizzato particolari mutazioni ereditabili.

L'opinione pubblica, il mondo scientifico e la politica (in molti casi), non hanno accolto positivamente l'ingresso degli OGM sul mercato in ragione dei possibili rischi per l'uomo e l'ambiente, che in parte sono stati dimostrati. La discussione è ancora aperta, specialmente sulle questioni relative alle possibili ricadute sulla salute, le implicazioni socio-economiche e gli effetti sull'agroecosistema.

Molti sostenitori degli organismi transgenici ne valutano l'utilizzo come un aiuto per contrastare la malnutrizione, poichè potrebbero incrementare la produzione alimentare mondiale, oltre alla possibilità di poter sfruttare anche terreni marginali. Gli oppositori ritengono che si verifichi l'esatto contrario, ovvero un aumento della povertà e della fame, e il controllo totale delle grandi multinazionali su tutta la produzione agricola tradizionale.

Attualmente gli OGM sono coltivati soprattutto per l'alimentazione animale, ma sono utilizzati anche per la produzione di agro-carburanti o per l'industria tessile (es. cotone). La superficie agricola mondiale coltivata a OGM è stata stimata nel 2015 in circa 180 milioni di ettari, i principali Paesi produttori sono USA, Brasile, Argentina, India e Canada i quali coltivano prevalentemente; mais, soia, cotone, barbabietaola, colza, erba medica, papaia e zucca (www.isaaa.org).

Quello che è chiaro è che l'ingegneria genetica "trasferisce" geni che già esistono da una specia all'altra, non ne crea di nuovi; ciò non può concedere a chi opera con queste biotecnologie la possibiltà di estendere il diritto di possesso su tutto l'organismo vivente.

Rischi per l'ecosistema

Gli OGM rappresentano un pericolo per la biodiversità e l'equilibrio ecologico, sia a causa del rischio di contaminazione genetica, sia per la perdita del germoplasma autoctono.

Gli alimenti, le fibre e i combustibili geneticamente modificati aggravano tutti i difetti delle monocolture industriali: più uniformità genetica, e quindi meno resilienza agli stress biotici e abiotici, maggiore fabbisogno di acqua e pesticidi ...
Commissione internazionale per il Futuro dell'Alimentazione e dell'Agricoltura, 2008

L'inquinamento genetico può originarsi da trasferimenti genici (sequenze ingegnerizzate) per via sessuale, ad esempio attraverso il trasporto di polline verso altre varietà della stessa specie o verso parenti selvatici, riducendo l'eterogeneità genetica oppure originando variazioni inattese. Un altro problema dell'inquinamento genetico è la potenziale resistenza di insetti e parassiti (es. colture Bt), che può degenerare in nuovi ceppi virulenti di virus o nuovi batteri attraverso il trasferimento genico orizzontale - TGO.

Attualmente il problema più riscontrabile è relativo all'inquinamento ambientale; le colture erbicida-resistenti nuocono indirettamente all'ecosistema, perché su di esse gli erbicidi possono essere distribuiti in dosi maggiori, con conseguente aumento dei costi per danni ambientali dovuti all'inquinamento di suolo e falde. Inoltre, con l'inevitabile aumento della monocoltura, si rende l'eco-mosaico più omogeneo, dove in conseguenza di una diminuzione dell'agro-biodiversità si verifica una perdita, nel numero e nelle funzioni, delle specie animali e vegetali.

Il sistema ambientale subisce un cambiamento in termini di resilienza ecologica (capacità dell'unità di paesaggio di recuperare le proprietà originarie), produzione e riproduzione (capacità di produrre semi, grado di impollinazione entomofila, flusso genico, etc.)

La tendenza dominante continua ad essere quella della riduzione della diversità vegetale locale e della sua sostituzione con varietà brevettate
Vandana Shiva - Biopirateria, 1997

L'acquisto di semente di piante resistenti ad erbicidi è collegato, nel lungo periodo, all'acquisto di altrettante grandi quantità di erbicidi specializzati, così i coltivatori rischiano solo di indebitarsi in breve tempo. Senza considerare i costi ambientali derivanti dall'uso di questi prodotti, dai fenomeni di resistenza indotta e il potenziale inquinamento genetico.

Caso studio "mais Bt"

Alcune piante, in particolare il mais, sono state modificate per produrre proteine insetticide contro Lepidotteri, Ditteri e Coleotteri: nella pianta vengono prodotte tossine, dette "Bt", identiche a quelle prodotte da un microrganismo del suolo, Bacillus thuringensis, dal quale è stata presa una sequenza di DNA.

Queste tossine possono passare dalle radici alla rizosfera attraverso gli essudati radicali, interferendo con alcuni batteri del suolo e funghi, il cui ruolo ecologico è indispensabile per il compimento dei cicli biogeochimici. È stato provato il rischio che materiale Bt possa penetrare nella catena alimentare (attraverso polline, prodotti o residui colturali) e danneggiare insetti predatori o detritivori come anellidi e/o enchitreidi (Paoletti M., 2006).

Il problema principale previsto per l'impiego di piante Bt è la resistenza indotta. Ciò significa che le popolazioni di fitofagi che attaccano il mais GM possono sviluppare resistenza alla tossina Bt. Ne consegue che il mais transgenico non ha più l'efficacia insetticida per la quale era stato "creato", mentre il mais non transgenico, coltivato nelle zone limitrofe, è esposto agli attacchi di insetti ancora più resistenti.