Il paesaggio è costituito da un mosaico di ecosistemi che possono essere connessi o frammentati. L'ecologia del paesaggio studia, tra l'altro, la forma, le dimensioni, la distanza ottimali tra i vari frammenti.
In frammenti di piccole dimensioni, cresce la probabilità di un'estinzione della popolazione, mentre in frammenti isolati diminuisce la probabilità che questi possano essere colonizzati dopo un'estinzione.
Per ovviare al problema della frammentazione degli habitat e al rischio di estinzione di una specie, è quindi importante preservare la connettività tra i vari frammenti (permeabilità della matrice paesistica), cioè la possibilità per le specie di disperdersi e muoversi da un frammento ad un altro.
L'area di collegamento ecologico funzionale è un'area che, per la sua struttura lineare e continua o per il suo ruolo di collegamento, è essenziale per la migrazione, la distribuzione geografica e lo scambio genetico di specie selvatiche
Le aree naturali dovrebbero essere tutte collegate tra loro, ad esempio con corridoi vegetali lungo i corsi d'acqua, con opere di ingegneria naturalistica per ampliarne la connettività e le macchie. Ciò dovrebbe essere realizzato anche nelle zone rurali, in quanto una gestione integrata dell'agroecosistema che preveda questo tipo di interventi, contribuisce moltissimo a ridurre la perdita di biodiversità.
Una Rete ecologica è essenzialmente costituita da tre elementi fondamentali:
La distruzione di habitat dovuta all'agricoltura intensiva, ad interventi di urbanizzazione e industrializzazione, è la prima tra le cause della perdita della biodiversità.
Diventa importante, nella pianificazione territoriale, mantenere o ricreare corridoi ecologici cioè permettere alle specie di muoversi liberamente a seconda delle condizioni a loro più favorevoli.
Ad esempio, semplici Aree di Compensazione Ecologica possono essere realizzate attraverso:
Le siepi ed incolti marginali, riproducono l'ambiente boschivo e contribuiscono all'eterogeneità e biodiversità del paesaggio agricolo. In ecologia, sono considerate una rete di "strutture ecotonali" in grado di assicurare la continuità dei processi ecologici a livello di comprensorio agricolo, poiché promuovono la regolazione demografica dei fitofagi delle colture, fornendo luoghi di rifugio e moltiplicazione degli entomofagi.
Oltre ad arricchire la fauna utile all'agricoltura, con l'adozione di queste pratiche si può migliorare estetica e connessione del paesaggio, aumentandone anche il valore ricreativo. Da ricordare che la diversificazione dell'ambiente agricolo è sostenuta dai PSR attraverso specifiche misure.
Le caratteristiche del paesaggio influenzano le dinamiche di popolazione, poiché quest'ultime subiscono gli effetti della diminuzione, della disgregazione e dell'isolamento habitat originali.
Una popolazione è un insieme di organismi della stessa specie che occupa una determinata area. La densità (numero di individui per unità di superficie) di una popolazione dipende dai tassi di natalità e mortalità e dai flussi di immigrazione e di emigrazione. Questi fattori sono determinati, a loro volta, dalla disponibilità di nutrienti, dalle variazioni climatiche, dai meccanismi di predazione e competizione, nonché dai disturbi antropici.
Quindi, la dinamica di popolazione è interdipendente, cioè correlata con gli altri livelli di organizzazione.
Le dinamiche sono influenzate dal comportamento dei singoli organismi, ciascuno dei quali utilizza le proprie capacità per sfuggire ai predatori, procacciarsi il cibo, riprodursi, selezionare un habitat ed occupare una nicchia ecologica. Pertanto, accanto alla variabilità genetica individuale, che dipende dal DNA e dalla sua ricombinazione, si affianca l'espressione fenotipica, che è ugualmente importante. È grazie a questi meccanismi che la selezione naturale premia gli organismi meglio adattati.
Allo stesso tempo, anche a livelli di organizzazione superiore, (es. paesaggio, bioma, etc) possono verificarsi dei cambiamenti, e questi, inevitabilmente, si ripercuotono sulla popolazione presente. Pensiamo ai cambiamenti climatici e alle trasformazioni nell'uso del suolo, oppure a fenomeni naturali di successione ecologica o di disturbo ecologico, capaci di modificare l'intero habitat di crescita di una specie (catastrofi, incendi, disturbi antropici).
Le popolazioni sono naturalmente sottoposte a tutti questi fattori di disturbo e hanno la capacità di coesistervi in una condizione di equilibrio dinamico.
Di fatto, se le condizioni dell'habitat variano è la stessa popolazione ad assumere caratteri morfologici e fisiologici diversi (ecotipo). Vale a dire, che pur avendo lo stesso pool genico, esprime un fenotipo diverso maggiormente adatto alle nuove caratteristiche ambientali. Se la "forzante" indotta dal cambiamento dell'ecosistema o del paesaggio è troppo repentita, le specie non avaranno il tempo di adattarsi e saranno costrette a migrare oppure a soccombere.
Popolazioni differenti regolano la loro densità seguendo due principali strategie di crescita, queste possono essere identificate come specie k-selezionate o r-selezionate.
Specie k-selezionate; sono specie generalmente di grossa taglia, che impiegano solo una piccola parte della loro energia disponibile per la riproduzione, pertanto si identificano con organismi con un minor potenziale di crescita, ma una più efficiente capacità nell'uso delle risorse ambientali disponibili, anche se scarse (crescita logistica).
Specie r-selezionate; generalmente di piccola taglia, impiegano gran parte delle energie per la riproduzione, e sono in grado di colonizzare rapidamente un habitat non densamente popolato. Queste sono regolate da un elevato tasso di mortalità (crescita geometrica).
Alcune specie si regolano grazie ai fenomeni di immigrazione ed emigrazione; sono definite meta popolazioni, poiché possono occupare un livello di gerarchia ecologica compreso tra quello di organismo e popolazione. Il flusso di individui da un'area geografica con habitat ottimali verso un'area meno favorevole, consente a queste specie di sopravvivere e colonizzare nuovi spazi, (teoria source-sink - sorgente e gorgo).
La popolazione sorgente caratterizzata da alti livelli di natalità, raggiunto un limite massimo di densità, migra verso il gorgo (minor densità), che è in grado di accogliere il surplus di individui proveniente dalla sorgente. In definitiva le dimensioni della popolazione rimangono nel complesso le stesse.
Questo è un esempio per la conservazione delle specie in pericolo, ma anche per l'organizzazione della vita selvatica e per il controllo degli insetti nocivi (Odum, 2001)
È un fenomeno naturale che si verifica in continuo a livello di paesaggio. Si tratta dello sviluppo di una comunità biotica, la quale tende a trasformarsi nel corso del tempo, passando da uno stadio all'altro, fino ad arrivare allo stato di climax, ovvero la fase di maturità.
Così come il singolo organismo, anche la comunità biotica segue un ciclo di vita, nasce (colonizzando un determinato ambiente), cresce e si sviluppa (modificando tipo e numero di popolazioni), e si adatta alle variazioni dei fattori ambientali; clima, suolo, disponibilità idrica e non ultimo, l'interferenza dell'uomo.
L'ultimo stadio è rappresentato dal climax, una fase metabolicamente equilibrata, in cui la produzione primaria, è prossima ad un stadio di auto-mantenimento. In particolare, in ecologia si distinguono:
Ovviamente sono gli interventi dell'uomo, più di ogni altra specie, ad alterare le condizioni ambientali, creando nuovi contesti ecologici dai cui hanno origine continui fenomeni di successione, dove (normalmente) prevalgono specie r-selezionate (a crescita rapida) e pioniere. Ma sono gli uomini stessi che, a loro volta, investono ingenti risorse per ripristinare l'ambiente e controllare i cambiamenti indotti.