Impronta Ecologica

Ridurre l'impronta


Sotto la terra che calpestiamo ci sono gli occhi di sette generazioni che ci guardano, pronte a venire al mondo. Per questo i nostri passi devono essere leggeri.
(Anonimo), nativo Indiano del Nord America

Una popolazione, un singolo individuo, un qualsiasi elemento di un sistema, necessità di una specifica quantità di risorse per sopravvivere, che devono essere disponibili in modalità tali da supportarne i processi vitali. Per questo la Biocapacità di una determinata area prende in esame l'insieme dei servizi ecologici erogati dall'ecosistema, definendo allo stesso tempo, una stima della superficie ecologicamente produttiva.

Il consumo di queste risorse all'interno di un ecosistema si misura con l'impronta ecologica. Questa misura cerca di quantificare l'estensione di territorio ecologicamente produttivo, necessario per la popolazione di una qualsiasi comunità, in ragione delle risorse consumate e dell'assorbimento dei rifiuti da essa generati.

Il calcolo dell'Impronta Ecologica dell'umanità (Earth Footprint - EF), secondo il rapporto biennale Living Planet Report - 2012, corrisponde a circa 2,7 ettari procapite; considerando che la Biocapacità totale della Terra ammonta a circa 12 miliardi di Gha (ettaro globale), quella procapite è di 1,8 ettari, di fatto l'impronta ecologica umana ha superato nettamente la biocapacità della Terra.

Si potrebbe ipotizzare che, se tutti gli esseri umani avessero un'impronta ecologica pari a quella degli abitanti dei paesi "sviluppati", non basterebbero due pianeti come la Terra per sostenerla.

Biocapacità ed Impronta Ecologica permettono di determinare, in prima analisi, un bilancio ecologico, dove ovviamente a risaltare è l'eventuale deficit creato dalla loro differenza. Come in un semplice bilancio tra entrate e uscite, la differenza tra risorse e servizi naturali con il consumo richiesto dalle attività umane, definisce l'Earth Overshoot Day, cioè quel particolare giorno dell'anno in cui iniziamo ad essere in debito con il pianeta (deficit).

Il Global Footprint Network stima che in circa 8 mesi consumiamo più risorse rinnovabili e capacità di sequestro della CO2 di quanto il pianeta possa mettere a disposizione per un intero anno.
Earth Overshoot Day - 2013

Nel 1993 il superamento della capacità rigenerativa del pianeta era stimato il 21 Ottobre, venti anni dopo corrispondeva al 20 Agosto e nel 2015 al 13 agosto; questo trend ci ha portato a superare il limite della capacità portante della nostro pianeta.

La capacità portante della Biosfera (Carrying Capacity), non può sopportare il ritmo di crescita (consumi e rifiuti prodotti) dettato dall'uomo. Inevitabilmente, si aggravano le problematiche globali relative alla disponibilità di acqua dolce e di cibo, all'uso e alla produzione di energia.

Ridurre l'impronta

In ecologia, l'impronta di carbonio (Carbon Footprint) e l'impronta idrica (Water Footprint), sono tra gli indicatori più diffusi per la misura della sostenibilità dei nostri comportamenti nei confronti della reale disponibilità delle risorse ambientali.

Prendere consapevolezza dei propri comportamenti e dei limiti naturali del Pianeta, vuol dire ottimizzare e ridurre i nostri consumi. In campo alimentare, per esempio, possiamo scegliere prodotti freschi e di stagione, preferire acquisti da filiera corta o "chilometri zero", comprare prodotti con imballaggio ridotto e riciclabile, azioni mirate a ridurre significativamente la nostra impronta ecologica e di conseguenza il consumo di risorse.

Impronta idrica e del carbonio

Water Footprint

Presentato alla comunità scientifica internazionale da Arjen Y. Hoekstra e P.Q. Hung nel 2005, stima con modalità simili al calcolo dell'impronta ecologica la necessità pro-capite di acqua, ed esprime il valore ottenuto come volume di H2O consumata in un dato tempo (mc/anno). L'indicatore cerca di contabilizzare l'uso e il consumo dell'acqua parametrizzando anche le quantità non direttamente presenti in beni o servizi (acqua virtuale).

Carbon Footprint

Indicatore strettamente legato all'analisi dei cambiamenti climatici. Di recente sono state messe a punto alcune metodologie per definire degli standard di calcolo, il Carbon FootPrint (CFP) stima l'impatto che le attività umane hanno sul clima e l'ambiente, esprimendolo in termini di gas serra (GHG) emessi nel ciclo di vita di un prodotto o di un servizio. Le emissioni di gas serra (comprese le molecole prive di carbonio), sono ponderate in funzione del potere clima-alterante dell'anidride carbonica con opportuni coefficienti (global warming potentials - IPCC, 2009). Questo consente di ottenere un indice complessivo in termini "Kg di CO2" equivalenti.

Occorre cambiare comportamento, incentrandolo sull'economia dell'uso e riutilizzo, piuttosto che del possesso dei prodotti.

Utilizzare strumenti e servizi collettivi, come ad esempio il Car Sharing (maggiormente diffuso nelle metropoli), non solo riduce i costi di gestione del servizio, ma diminuisce notevolmente gli impatti ambientali pro-capite.